"Le persone non fanno viaggi, sono i viaggi che fanno le persone" J.Steinbeck

martedì 31 gennaio 2017

Alla scoperta della Bulgaria



Questo viaggio low cost nasce da tre elementi essenziali.
- Tempo libero: mi trovo a metà gennaio senza nulla da fare (e desolatamente solo).
- La presenza di biglietti Milano Malpensa- Sofia a 7,98 Euro.
- il fallimento di un viaggio più esteso e completo che prevedeva la tratta Sofia- Istanbul.*

Alcune note prima di procedere: la Bulgaria è un paese post comunista parecchio povero, probabilmente quello con lo stipendio medio più basso d’Europa, è fondamentalmente sicuro e come moneta ha il lev (1 Euro= 2 lev) .
Il costo della vita è molto conveniente per noi italiani.
Ah, c’è il cirillico come alfabeto, e sono un’ora in avanti rispetto al nostro fuso orario.

Arrivo.
L’aeroporto Internazionale si trova a una decina di km dal centro di Sofia, per arrivarci si può usare il pullman: linea 844 o 84 con fermata a pochi metri dall'uscita principale del Terminal 1 e una durata di quaranta minuti, il cui ticket costa 2 lev. Oppure la metro o il taxi.
Io decido di usare il bus, anche se, con il senno di poi, utilizzerei il taxi, generalmente molto economici e un po’ sgarruppati, ma funzionali**.  
Poiché è già tardi, la prima mezza giornata la spendo per arrivare in ostello: il pullman non passa molto vicino alla mia meta, fuori è buio e fa freddo, scende la neve e tutte le indicazioni sono in cirillico.
Per fortuna prima di arrivare a destinazione mi imbatto nella cattedrale Nevskij, simbolo della città.
Riesco a immortalarla sul mio cellulare. Magnifica. 
Cattedrale Nevskij
L’ostello più economico di Sofia, il Nightingale Hostel, è un buco. Le camere non sono granché pulite e lo stesso si può dire per la camera comune. Il gestore, un uomo di 50 anni è parecchio espansivo, forse un po’ troppo, e decide di occuparmi la serata a colpi di alcol e canzoni popolari bulgare.


Giorno 2.

Questa giornata decido di dedicarla a Sofia.
Vengo avvisato dal gestore dell’ostello che alle undici, davanti al municipio, parte il free Sofia Tour , un giro a piedi gratuito di due ore in cui si toccano le parti più interessanti della città: quindi, gli scavi di Serdika, il Parlamento, il teatro nazionale Ivan Vazvov, l’ex palazzo sede del Partito Comunista, la moschea e la sinagoga cittadina, la chiesa di San Giorgio, quella di San Nicola (russa) , la chiesa Santa Sofia e, per concludere, la cattedrale Nevskij.
I ragazzi che ci accompagnano per questo gelido tour sono preparatissimi e molto cordiali, e a fine giro ci scappa anche una bella foto di gruppo.
Per pranzo conosco un traveller polacco con cui mi fiondo a prendere una zuppa calda e uno stufato di carne e funghi tipici del posto (non chiedetemi i nomi).
Il resto della giornata lo passiamo insieme camminando tra le vie di una Sofia meno centrale, passeggiando per il Museo Nazionale, visitando la chiesa medievale Bojana e il parco dedicato a chi ha combattuto per la liberazione dagli ottomani: peccato sia tutto nascosto sotto un pesante strato di neve e il buio, come la temperatura, cala in fretta.

Giorno3.
Questo giorno me lo ricorderò per il grande dubbio che mi attanaglia per tutta la mattina: Istanbul o non Istanbul?
Mi dirigo alla stazione dei bus, a fianco a quella dei treni, e mi prendo un’oretta per decidere.
Vengo perquisito minuziosamente dalla polizia bulgara e, come ho già anticipato qui*, lascerò perdere, virando sulla seconda città per dimensioni e turismo della Bulgaria: Plovdiv.
Nominata capitale europea della cultura 2017, Plovdiv conta circa 330000 abitanti, vari insediamenti romani e un centro storico di tutto rispetto.
Ci arrivo con un treno regionale che impiega 3,5 ore, pagando 9 lev, e con la sensazione di essere tornato indietro nel tempo in pieno periodo comunista visto lo stile, il modello e il riscaldamento (che non c’è) del lentissimo treno bulgaro.
Con un taxi arrivo all’ostello Old Plovdiv Hostel, nel pieno centro storico: fa già buio e non ho prenotato.
Rischio.
Mi va bene.
Hanno la camera.
E qui permettetemi due righe su quello che da noi verrebbe probabilmente considerato come un hotel di ottimo livello: infatti tale ostello ha un’atmosfera, un arredamento e delle camere uniche, che lo rendono del tutto simile a un piccolo castello.
E il bello lo scoprirò il giorno dopo, a colazione, con un “breakfast internazional” da far impallidire le grandi catene.
Il tutto alla modica cifra di 10 Euro. Fantastico.
La sera faccio un po’ tardi , conosco una koreana e un australiano con cui faccio alcuni giochi da tavola e, complice il costo bassissimo della birra, mi alzo l’indomani col sole bello alto nel cielo.

Giorno 4
La mattina, o quel che resta, la passo in solitaria a smaltire la sbornia, e alle 14 mi aggrego all’ennesimo Free Plovdiv Tour, gemello del Free Sofia Tour, già noto.
A fine giro faccio un piccola donazione, mi sembra il minimo, dopo due ottime guide.
Anche questo tour mi da la possibilità di scoprire un centro storico veramente incantevole, salire sul monte che sovrasta la città, visitare case tipiche e cunicoli inosservati, con tappa finale al teatro romano, suggestivamente imbiancato di neve. Sono quasi le quattro quando decido di sperimentare un locale turco consigliato dalla guida, degustando il tipico caffè, il the e, per non farsi mancare nulla, un bel dolce.
Con un ragazzo giapponese ci facciamo un paio di volte le viuzze centrali, ricche di negozi e palazzi dal sapore storico e un pezzo del lungofiume Martiza.
Plovdiv è una città veramente carina, calorosa e vivace. Pur essendo la seconda che visito, decido che è la più bella del Paese.
Inoltre l’ostello è veramente troppo confortevole per non trascorrere una’altra notte lì.
Sposto la partenza al mattino seguente, gustandomi una bella birra con una coppia di ragazzi conosciuti in giro.


Anfiteatro romano

Giorno 5.
Mi butto giù dal letto a un orario indecente, tipo le 7, faccio in gran fretta la valigia: c’è da prendere il pullman che mi porti a Veliko Tarnovo, prima capitale.
Perché Veliko? Perché da tutti consigliata come cittadina imperdibile grazie alla fortezza che si staglia sul monte. Essa poi si trova nel cuore della Bulgaria, relativamente vicina a Plovdiv (tre orette di pullman) ma a essa mal collegata.
Infatti c’è solo una coppia di pullman al giorno che fanno quella tratta.
Col cuore in gola raggiungo la stazione dei bus (attenzione, ce ne sono due di stazioni, una a sud e una a nord): riesco a prendere il pulmino e poco prima di mezzogiorno giungo a destinazione.
Sarà l’aria gelida, sarà la poca gente in giro, ma la prima impressione non è per nulla buona.
Le persone che incontro sembrano restie a darmi indicazioni, per terra è tutto ghiacciato, e faccio la solita fatica a raggiungere prima il centro città e poi l’ostello.
Maledetto cirillico!

Nonostante ciò faccio in tempo a prendere un biglietto (6 lev) per entrare nella Fortezza di Tzvarets da cui si può assistere a un panorama fantastico.
Purtroppo il discorso è il solito: è tutto coperto di neve, le guide non ci sono, per cui mi trovo a girare per questa enorme collina da solo e senza avere grandi indicazioni in merito.
Tuttavia lì almeno un paio d’ore sono d’obbligo spenderle, già solo per arrivare da torre a torre e per salire fin sulla chiesetta che sovrasta tutto.
Finita la visita alla fortezza, decido di scendere per le vie della cittadina, stranamente silenziosa e quieta. Tutta la parte antica è costruita su un monte, cosa che rende particolarmente faticosa la gita, anche per l’abbondante presenza di lastre di ghiaccio.
Decido di dirigermi verso un’imponente monumento che visto dalla fortezza faceva impressione: si tratta dell’Asens Monument, una statua che rappresenta in maniera gigantesca i quattro re bulgari che hanno sconfitto l’impero bizantino.
Il memoriale si trova al centro di un isolotto collegato alla città da un maestoso ponte.
Dietro, un museo d’arte bulgara. Da quel promontorio la vista su tutta Veliko è veramente suggestiva. Rientrando faccio ancora in tempo a visitare una chiesa ortodossa, i cunicoli centrali e una curiosa grotta d’epoca romana.
Fortezza di Tzvarets

Giorno 6.
E’ tempo di rientrare a Sofia, visto che nella notte ho il volo di ritorno.
Prendo un comodissimo pullman con wifi e riscaldamento, e al diavolo i 22 lev che mi costa.
Quest’ultima giornata la passo un po’ per i negozi della capitale, un po’ visitando con un ragazzo argentino conosciuto in ostello la Galleria d’arte moderna (per citar Fantozzi “una cagata pazzesca”).
Riesco anche a vedere il museo d’arte socialista: se interessati prendere la metro fermata Dimitrov, e poi in pochi passi lo si raggiunge.
Più che un museo è un giardino in cui ci sono esposte varie statue e busti d’epoca comunista, tra cui quelli di Stalin e Lenin. C’è anche la stella rossa che era fissa sul parlamento.
La collocazione, un po’ spartana e abbandonata, m’ha fatto riflettere su come i bulgari cerchino di nascondere questo loro passato così ingombrante.
Dispiace aver rinunciato alla visita del monastero di Rila, gran bella attrazione Unesco a qualche centinaia di km della capitale. Il problema è che senza macchina lo si può raggiungere solo con un pullman che parte alle 10.15 da una stazione periferica di Sofia: no treni, no altri pullman.
Non ce l’ho fatta a raggiungere la stazione di partenza per tempo.
Pazienza.
La sera la passo in ostello, dormo un po’ in vista del rientro. Con poco più di sei euro un taxi mi riporta all’aeroporto.
Le impressioni di questo viaggio sono le stesse che mi lascia ogni volta un paese dell’est: una nazione selvaggia, poco valorizzata, sicura, che per colpa della sua poca attenzione al turismo e alla scarsa conoscenza dell’inglese da parte di molta sua popolazione farà fatica ad aprirsi al turismo europeo.
Comunque sempre un bello spasso per chi è abituato agli euro e al relativo potere d’acquisto.
Basta dire che me la sono cavata con 220 Euro, biglietti dell’aereo inclusi.

* Se qualcuno fosse interessato a questa soluzione sappia che dalla stazione dei treni e da quella dei bus della capitale bulgara partono con una frequenza di uno-due viaggi al giorno degli scambi con Istanbul. Il costo è di circa 50 lev (25 Euro) e la durata è di 8 ore con il bus, e 12 con il treno.
Nei miei piani sarei dovuto atterrare a Sofia e subito prendere il bus diretto in Turchia. Poi però ho deciso di lasciar perdere un po’ perché privo di passaporto (serve? Non serve?), un po’ perché sarei stato solo in un paese non proprio tranquillo, un po’ perché, forse, Istanbul sarebbe meglio vederla d’estate e con più calma: insomma, arrivato lì ho deciso di attuare il piano B, girarmi tre cittadine bulgare e a posteriori va bene così.
**Occhio alle truffe. Prendete i taxi originali, quelli denominati “Ok Taxi”.

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