"Le persone non fanno viaggi, sono i viaggi che fanno le persone" J.Steinbeck

martedì 6 agosto 2019

Un'esperienza da Group Leader in Abruzzo



L’ultima avventura in cui mi sono imbarcato e di cui vorrei scrivere non riguarda un viaggio in senso stretto, come quelli descritti fin qui, ma tratta di un’esperienza lavorativa stagionale, quella di group leader.
Ho deciso di parlarne perché potrebbe interessare qualche viaggiatore attirato dagli annunci che puntualmente vengono proposti in primavera e che promettono un alloggio e qualche centinaio di euro in cambio di tanta pazienza e parecchia responsabilità.
In parole povere, il group leader è colui che accompagna i ragazzi in soggiorni, generalmente di un paio di settimane, in giro per l’Italia o per il Mondo. Se ne deve fare carico dalla partenza alla riconsegna al genitore, dalla sveglia alla buonanotte, e spesso oltre, vista l'attitudine dei ragazzi a saltare di camera in camera nel cuore della notte.
Una proposta di lavoro ideale per chi vuole unire l’utile al dilettevole: il carattere didattico dell’esperienza porta i ragazzi in luoghi estremamente interessanti, spesso dove si parla l’inglese, quali Londra, York, Dublino e perché no Miami, Orlando e la California.
A chi non brillerebbero gli occhi all'idea di farsi una semi-vacanza a sbafo?
il cappellino rosso dell'Accademia

Il compenso è quello che è, circa 400 euro per due settimane che prevedono responsabilità parecchio alte, quali quelle di tenere a bada una squadra di ragazzini e relativi ormoni impazziti o il fronteggiare orde di genitori che, dall’altro capo del telefono, chiedono continuamente informazioni sul proprio pargolo … ma anche quella è avventura!

La giornata di selezione generalmente coincide con quella di formazione e si tiene ben prima dell’eventuale partenza, i requisiti sono semplici: la conoscenza dell’inglese (è richiesto un livello medio) e un certo grado di entusiasmo.
Solitamente nella mattinata vengono dettate le linee guida da tenere durante l’eventuale soggiorno, come comportarsi e cosa evitare di fare, mentre il pomeriggio c’è la chiacchierata individuale.
Io partecipai alla selezione per Itf e Accademia Britannica, il primo addirittura a marzo, il secondo verso maggio, entrambi con esito positivo.
Il problema di questo impiego è che, valutata l’idoneità, nessuno ti da la certezza di partire, la meta (durante il colloquio esprimi delle preferenze totalmente inutili) e l’eventuale periodo, che ricopre tre mesi estivi. Per cui uno sano di mente una volta fatto il colloquio se ne dimentica e chi s’è visto s'è visto. Ma non è il mio caso.

Ricevo la chiamata da Accademia Britannica a fine giugno, mi chiedono di partire per un campo estivo a Castel di Sangro per il nove luglio.
Sono spiazzato, avevo fatto domanda solo per l’estero e la meta abruzzese mi attira molto poco. Tuttavia non avendo grandi progetti per l’estate decido di accettare.
La gita in canoa sul fiume Tirino
La parte più complessa per un group leader è senz’altro quella del viaggio: infatti devi farti carico dei minori, occuparti della parte relativa ai documenti, spostamenti e cambi di orari.
Nel mio caso da Porta Nuova sarei partito con tre ragazzi, poi ne sarebbero saliti altri a Milano e Bologna, accompagnati da altri group leader. Arrivati a Pescara avrei dovuti lasciare i miei con chi partiva per la Puglia o altre mete e, cosa più importante, recuperare quelli destinati a Castel di Sangro.
Un bel casino considerate le stazioni d’estate particolarmente affollate, la non familiarità con i ragazzi che, in genere, sono parecchio distraibili da bagni e bar, e il mio momento di smarrimento per un’esperienza mai fatta prima.

Tuttavia riesco a portare a termine la missione, arrivo in serata al Centro, ci abbuffiamo al ristorante e i quasi ottanta ragazzi vengono immediatamente divisi in quattro squadre capitanate ciascuna da un group leader, distribuiamo cappellini e zainetti e poi tutti a nanna.

Il campo è formato da tanti chalet in legno da 3,4,5,6 posti su una stradina poco trafficata e di fronte a un delizioso lago artificiale. I ragazzi sono liberi di occupare quelli che vogliono, mantenendo la distinzione di genere, mentre io vengo messo in una doppia con l’unico altro group leader homo, Davide, siciliano dai modi simpatici con cui instaurerò un bel rapporto.
Rosanna, la direttrice e l’anima di tutto il Centro, attraverso una prima riunione ci spiega come saranno strutturate le due settimane: verranno proposte lezioni di inglese (tre ore al giorno a cui partecipano circa il 70% dei ragazzi) e saranno previste varie attività nella natura: rafting, wakeboard, parco avventura, giornata ambientale e un’escursione nel Parco del Gran Sasso in canoa, bici e a piedi.
Il Parco è inoltre dotato di piscina con scivoli e un paio di campi sportivi, dove i ragazzi passeranno il tempo nei giorni liberi dalle sopracitate attività.
Insomma non avranno da annoiarsi: peccato che la bella località abruzzese la prima settimana sarà colpita da un’ondata eccezionale di maltempo. Pioggia e vento falcidieranno i piani, costringendoci a riprogrammare continuamente le attività; un po’ le rinviamo un po’ le facciamo appena si apre uno spiraglio di sole.

Passando a un piano personale, io all’inizio me la cav….ehm, porto a casa una sufficienza!
I ragazzi sono parecchio agitati, specie quelli del mio gruppo costituito da solo due bimbe e 16 ragazzi, i quali spesso giungono in ritardo agli appuntamenti, ci mettono una vita a prepararsi, mi fanno sgolare per una fila per due … e sono abbastanza disinteressati ai giochi di squadra che vengono riproposti continuamente e che vorrebbero una certa collaborazione tra il team. Invece nisba, c’è chi fa il dispetto all’amico, chi gioca per i fatti suoi, chi se ne frega, chi esce fuori tema, chi corre dietro alle ragazzine e chi trova più interessante il cellulare (severamente vietato!)
Per fortuna sono ancora ai margini del periodo della ribellione, per cui gestibili con (finte) minacce e toni della voce duri!
Con gli altri group leader si crea sin da subito un ottimo rapporto: tutti siamo alla prima esperienza, e seppur con età differenti, ci amalgamiamo alla perfezione, gestendo sveglie e ronde notturne senza il minimo problema, anzi divertendoci pure.

Le giornate scorrono via senza il minimo tempo per una pausa: quando i ragazzi sono nelle camerette noi pensiamo a cosa fare durante la prossima attività, o cerchiamo di gestire delle problematiche che possono essere state sollevate: una volta è una battaglia di molliche a cena, un’altra lo zio di peppino che chiama perché il nipote si annoia, e così via.
Naturalmente gran parte del tempo lo si spreca negli spostamenti: muovere una massa di 80 bimbi non è semplice e l’unica volta che azzardiamo andare in città ci mettiamo una vita tra strade da attraversare e vicoli in cui non staccarci.
Riusciamo a raggiungere la Chiesa di Castel di Sangro e fare un mezzo giro della cittadina, cercando di evitare i continui assalti ai bar da parte dei pargoli: essi, a quanto pare, hanno parecchi soldi lasciati dai genitori, e visto che dentro il Parco non c’è possibilità di spesa, appena si crea l'occasione si fiondano a comprare lecca lecca e patatine.

Per ciò che riguarda i pasti, andiamo a mangiare nel vicino hotel del Parco: il trattamento è buono ma chiaramente la cucina offerta è atta a soddisfare l’utenza, quindi viene servito in abbondanza pollo, patate, pasta al sugo e gelato. Non il massimo della salute, ma per due settimane si può tranquillamente sforare.




io e Davide, due group leader in formazione
Tolte le escursioni, estremamente belle, specie quella finale sul fiume Tirino, i ragazzi sono impegnati in piscina o, se il tempo non lo permette, nei campi, dove si sfideranno in epiche partite di Dodge ball(?), calcetto (ma che fatica calmare il loro agonosmo!) e pallavolo. Qualche tentativo di ginnastica andato male.

Con l’inglese si impegnano a organizzare una gigantesca caccia al tesoro, anche se alla fine ci dimentichiamo di proclamare il vincitore.
Le sere prevedono due possibilità, lo stare nei giardinetti fino alle undici o l’attività di “animazione”: solitamente si alterna.
I ragazzi protendono per la libertà, anche perché in casa hanno la possibilità di usare il cellulare, tuttavia grazie alle capacità e allo spirito di iniziativa di Rosanna, riusciamo a organizzare giochi carini. Certo la differenza di età non aiuta: ciò che può esaltare un bimbo di otto anni può annoiare un teenager. Ma si fa il possibile.
Se devo trovare una critica all'organizzazione, essa riguarda i mezzi a disposizione: non c’è una sala comune, mancano giochi più elaborati, materiale, proiettori, casse, schermi per vedere un film, magari in lingua … insomma tutto è molto improvvisato e legato all’estro della direttrice.

I ragazzi si integrano bene, salvo rari casi: in uno di essi una mamma sarà costretta a venire a prendere il figlio distrutto da nostalgia e lacrime, ma è un eccezione.
Ci sono poi i cellulari e il relativo controllo che i genitori esercitano sui figli mediante essi; potrei scrivere diverse righe su come ogni cavolata venga amplificata e ingigantita a casa, con la conseguente telefonata del padre di turno al group leader, ma non è il caso.
Meglio concentrarsi sulla commozione generale che coinvolge tutto il gruppo durante la serata finale, con occhi lucidi e promesse di restare in contatto. Chissà.

Il viaggio di ritorno si porta dietro la stanchezza e un filo di malinconia per l’avventura appena conclusa, trascorre lento e costellato dai continui saluti e strette di mano.
Saluto il Centro la mattina con ottanta ragazzi, quando scendo a Porta Nuova verso le 20 siamo rimasti in quattro, tre li lascio ai genitori, il quarto, che sarei io, lo trascino lentamente alla fermata del 4.
Sono soddisfatto, anche questa è andata.


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