"Le persone non fanno viaggi, sono i viaggi che fanno le persone" J.Steinbeck

lunedì 18 maggio 2015

Cronaca di una giornata a Bruxelles



 Cronaca di una giornata a Bruxelles


Ci si potrebbe domandare perché Bruxelles e, soprattutto, perché solo un giorno.
Bè, in realtà il viaggio andava da venerdì pomeriggio a domenica mattina...quindi un paio di giorni in teoria; ma alla fine l’effettiva visita alla città non è stata che di poco oltre le 24 ore.
Per quanto riguarda la scelta della città, invece, io e il mio amico eravamo vincolati da una promozione (una storia lunga). Comunque il volo Torino – Bruxelles è notoriamente tra i più economici, in qualsiasi momento dell’anno (a riguardo:
http://www.ryanair.com/it-it/)

-Venerdì-

Dato che il volo era previsto per l’una e venti, ci siamo presentati in aeroporto a mezzogiorno e lì, ecco, la prima sorpresa. E che sorpresa!!! Il volo per problemi tecnici/logistici (rispetto ai quali il personale ha provato a dare confusionarie spiegazioni) è stato posticipato alle 19:20. Dunque 6 ore di ritardo. Quando si dice “partire con il piede giusto...”
Vabbè. Indecisi se partire lo stesso o rinunciare ed ottenere il rimborso dei biglietti cominciamo a vagare senza meta per l’aeroporto. Aeroporto che, ora posso dirlo, conosco meglio di casa mia! Ma, come tutti sanno, anche nelle avversità c’è sempre una nota positiva. Questa ci è apparsa sotto forma di buono pasto che la gentilissima compagnia aerea ha elargito ai suoi gentilissimi clienti per scusarsi del disagio. Un panino e una coca-cola gratis...come dicono i saggi: “meglio che un calcio in culo.”
Chiaramente questo fuori programma ha scombinato i piani che avevamo nel pomeriggio.

Atterrati su suolo belga ci siamo precipitati alle navette per raggiungere la città. 
Breve parentesi: il Brussels South Charleroi Airport si trova a 45 km dal cento di Bruxelles ed è raggiungibile con taxi, pullman o treno. Noi abbiamo prenotato da casa il pullman alla mica-tanto-economica cifra di 28 uro A/R (http://www.brussels-city-shuttle.com/it#/). Ottimo servizio, però.
Comunque, allo stesso prezzo si possono condividere delle corse in taxi con altri clienti. Sistema molto gettonato da quelle parti.

Giunti al capolinea della navetta, cioè alla stazione Gare du Midi, alle 22 e 30, abbiamo scelto di andare verso il centro a piedi, per cominciare a dare un’occhiata a questa città a noi sconosciuta. Percorsa l’Avenue de Stalingrad, che ricorda vagamente le ramblas spagnole, in un quarto d’ora si è arrivati nel centro storico. Il cuore della città. Questo consiste in una serie di viuzze, piazzette, locali e caratteristici edifici che si sviluppano intorno alla Grand Place. Proprio in una di queste stradine ci siamo imbattuti in uno dei più celebri simboli di Bruxelles: il Manneken Pis, letteralmente “il bambino che piscia”. Statua in bronzo, alta non più di mezzo metro, che raffigura un ragazzotto nell’atto di espletare funzioni fisiologiche fondamentali, è il simbolo della indipendenza di spirito degli abitanti della città, i quali le sono molto affezionati.
Da lì alla piazza principale, il passo è breve. Sulla mia pratica guida di Bruxelles (rigorosamente presa in biblioteca per non gravare sul bilancio del viaggio ;) ) c’era espressamente scritto che la sola vista della Grand Place valeva la visita della capitale belga. Bè…che dire?…non posso che confermare!!! Troppo bella. Un gioiello. Non mi dilungherò sulla sua descrizione…andate a vederla dal vivo. Di notte, poi, con gli edifici gotico/barocchi illuminati è il massimo.
Dopo aver girovagato ancora un po’ per il centro, ci siamo diretti verso ovest, per raggiungere il nostro ostello. Questo, che distava circa 1 km dal centro, ci è costato 28 euro a testa (http://www.meininger-hotels.com/en/hotels/brussels/). Lo consiglio.

-Sabato-

Sveglia alle 9, colazione con i resti dell’ultima cena, e subito in strada per quella che sarebbe stata la nostra unica giornata piena a Bruxelles. Sotto una pioggerellina molto british raggiungiamo la stazione della metro più vicina e compriamo l’abbonamento giornaliero ai mezzi pubblici  (6€, o giù di lì…). Poi, montiamo sul treno della linea 6. Alla periferia nord della città, infatti, si trova l’Atomium, imponente monumento realizzata per l’Expo del 1958 che rappresenta un cristallo di ferro. Questo, con i suoi 102 metri d’altezza, è senz’altro diventato il simbolo più famoso della città, ed è una tappa obbligatoria per chi la visita. Situato nel parco Heysel (dove, tra l’altro, c’è l’omonimo stadio tristemente noto) è raggiungibile a piedi, in pochi minuti dalla penultima fermata della linea 6. Molto suggestivo l’interno dell’edificio; soprattutto l’ascesa fino all’ultima “sfera” dalla quale si gode di un panorama impareggiabile. (Per info: http://www.atomium.be/ )

Dopodiché siamo tornati verso il centro…direzione: la città Alta. Bruxelles, infatti, è divisa nella città Alta e nella città Bassa. Quella Bassa, storicamente più povera, è quella che si articola intorno alla piazza grande e rappresenta il centro storico vero e proprio; Quella Alta, invece, è storicamente la zona facoltosa dove, tra viali maestosi e palazzi regali, hanno sede banche, società e le principali istituzioni cittadine e comunitarie.

 

Dopo una rapida occhiata interno/esterno della notevole cattedrale di San Michele, realizzata in stile gotico, ci siamo diretti verso la Place Royale, sulla quale si affacciano i principali musei cittadini. Per dare un tocco di cultura alla nostra spedizione, abbiamo deciso di visitare quello di Magitte, che ci sembrava il più “leggero”. Magritte è quel tizio che dipingeva bombette, mele e pipe…dai…impossibile non averne mai sentito parlare!! Comunque, tessera universitaria alla mano si entra con 2 euro (guardaroba/deposito gratuito). La galleria è molto bella, se si è interessati al surrealismo, anche se, bisogna ammettere che le due o tre opere più celebri del pittore non si trovano lì.

 

Usciti da “Magritte”, sapendo che tutti i musei e monumenti avrebbero chiuso alle 18:00, siamo andati spediti verso il Quartiere Europeo.

Breve digressione politico-istituzionale: Bruxelles è sede della Commissione Europea (potere esecutivo), mentre a Strasburgo si trova la sede principale del Parlamento Europeo(potere legislativo). Comunque molti dei lavori parlamentari e delle adunanze plenarie si tengono qui, nel colossale palazzo di vetro Espace Leopold.

Le visite dell’Emiciclo, solo nei giorni feriali, sono gratuite ma vanno prenotate. Ci siamo dovuti accontentare, quindi, del Parlamentarium. (http://www.europarl.europa.eu/visiting/it/visits/parlamentarium.html). Questo è il centro visitatori del Parlamento e contiene una mostra interattiva permanente che celebra la nascita dell’Unione e la fratellanza dei 28 Paesi cha la compongono. Ingresso gratuito con audio-guida in italiano, anch’essa gratuita ;)

Sfruttate fino all’ultimo le comodità offerte dal museo (servizi, divanetti e tepore), alle sei di sera siamo stati costretti ad uscire per tornare in strada. La giornata sarebbe stata ancora molto lunga.

 

In città ci sono almeno 3 o 4 parchi degni di nota. In attesa di cena, siamo andati verso quello che, guida alla mano, ci sembrava più bello: Il Parco del Cinquantenario. Cominciava a fare freschino e si mostravano i primi segni di cedimento. Per sollevare il morale della truppa ci siamo concessi un waffle al cioccolato, gustato ai piedi del monumentale arco di trionfo che domina il parco.

 

Calava il sole sulla nostra giornata a Bruxelles.

Presa la metro, siamo tornati in zona Stazione per cercare un posto economico dove mangiare e stare tranquillamente seduti per un po’. La scelta è caduta su un ristorante arabo-belga che proponeva un’invitante frittura di pesce a prezzi accettabili.

Usciti da lì, in attesa della prima navetta per l’aeroporto, delle 4 di mattina, abbiamo deciso di spendere le ultime ore che ci rimanevano vagando senza meta per il centro. Per la città Vecchia. E così, tra una ri-visita alla Grand Place e al Bambino che Piscia, ci siamo infilati nel primo pub non troppo affollato per gustare la famosa birra belga. (Il mio amico, però, facendo una scelta più che discutibile, ha optato per una squallida Sprite...mha...)

Comunque, sbattuti (con gentilezza eh) fuori dal pub che chiudeva, verso le tre, siamo andati a prenderci sta famosa e, ormai, ardentemente desiderata navetta.

Crollati sui sedili posteriori, ci siamo risvegliati un’oretta dopo in aeroporto.

 

Stanchi ma felici, non ci rimaneva altro che aspettare.

 

Aspettare l’aereo che ci avrebbe riportato a casa.