"Le persone non fanno viaggi, sono i viaggi che fanno le persone" J.Steinbeck

giovedì 29 settembre 2022

Viaggio in Sicilia: Catania- Palermo sola andata

Intro

L’idea è di quelle ambiziose e affascinanti: un viaggio on the road per la Sicilia cercando di toccare il maggior numero di attrazioni possibili. La lista è lunga ed è alimentata dai molteplici racconti che familiari e amici ci hanno fornito su questa mitologica terra, per quanto mi riguarda mai vista.

Tempo a disposizione: 13 giorni scarsi.

Livello di difficoltà: alto.

Possibilità di rilassarsi: nessuna.


Per ottimizzare al meglio il tempo a disposizione, decidiamo di prenotare il volo arrivando a Catania e ripartendo da Palermo, il tragitto, tutto da stabilire, lo copriremo affittando in loco una macchina.
Per ciò che riguarda il noleggio dell’auto abbiamo il solito problema: nessuno dei due dispone di una carta di credito! La cosa ci riserverà parecchi problemi, ma meglio non anticipare nulla.

In fase di pianificazione decidiamo di pernottare in sei luoghi diversi, ciascuno dei quali comodo per esplorare le bellezze limitrofe: Catania- Noto-Roccazzelle Manfria- Selinunte - Castellamare del Golfo e Palermo sono i posti in cui trascorreremo le notti e da cui passerà il tour dell’Isola. Si tratta di un mix di case singole, stanze e campeggi (pardon “glamping”) parecchio dignitoso: 23 euro a testa la spesa media per dormire. 

Non male, concordiamo soddisfatti.


Vista la portata del viaggio e la quantità di posti visitati, immagino sarà un post particolarmente lungo, meglio non perdersi in chiacchiere, armarsi di pazienza e partire.


Qui la mappa del tragitto.


3 Settembre. A Catania c'è il sole, ma su di noi incombe un nuvolone.

Trasportiamoci -mentalmente- all’Aeroporto di Caselle, in attesa dell’apertura dei Check- in. Siamo in coda con altri viaggiatori, soddisfatti di aver raggiunto per tempo l’aeroporto, quando ricevo un messaggio whatsapp… 

E’ l’autonoleggio AutoPrime che mi scrive che il veicolo precedentemente prenotato, e da ritirare per il giorno dopo, il 4 settembre, non è più disponibile a causa di un grave incidente che l’ha visto coinvolto. Aggiungono che possono assicurarci un nuovo veicolo a partire dal 7 settembre.
La mazzata è di quelle forti, di quelle che mettono a rischio l’intera organizzazione del viaggio: nei nostri piani il 7 saremmo dovuti essere già a Noto, lontani da Catania, mentre di colpo ci troviamo appiedati.
Che fare? Temporeggiare nella città dell’elefante o cercare un’altra vettura da noleggiare?
Nel primo caso perderemo due notti già pagate a Noto e ci troveremo di fronte a tre giorni da ridisegnare completamente, mentre nel secondo caso.. beh, la paura di perdere tutti i soldi già versati a AutoPrime è alta.

Dal centralino le risposte sono evasive, e decidiamo di farci male andando a leggere le recensioni negative su di loro su internet.
Ci prendiamo il tempo del volo per pensarci su, e al nostro arrivo ricevo una mail in cui viene scritto che, come da accordi, la data del noleggio era stata spostata dal 4 al 7 settembre.
Restiamo senza parole, e, mesti, saltiamo sul bus cittadino che ci porta alla Stazione Centrale di Catania. 

Da lì un altro pullman ci porterà nel quartiere- semi centrale- dove abbiamo affittato una stanza.
L’Orchidea, questo il nome della stanza, si trova all’interno di un appartamento spazioso e dotato di tutti i confort necessari: l’unico problema è che è posizionato di fronte a una stazione dei vigili del fuoco, su una via particolarmente trafficata. 

Con in testa il nodo della macchina e le sirene dei pompieri che ogni tanto entrano ed escono dalla caserma, ce ne andiamo a dormire.
 


4 Settembre. Taormina. La sfiga continua…

Da programma la mattinata prevedeva una sommaria visita di Catania, e così è stato: percorriamo parte dell’elegante e monumentale Via Etnea fino a sbucare in Piazza Duomo, dove ammiriamo la celebre Fontana dell’Elefante, aggiriamo la Basilica di Sant’Agata, percorriamo il Mercato del Pesce e giungiamo alla Fontana dell’Amenano.

La guida cartacea ci indica come imperdibile la via dei Crociferi, e noi la percorriamo tutta.
Con calma puntiamo la barra in direzione della Stazione Centrale: l’idea è quella di andare a Taormina con il treno. Treno che riusciamo a perdere poichè, una volta sopra, il capostazione insiste sulla necessità di indossare la mascherina ffp2: noi ne abbiamo una chirurgica in due.
Il capotreno è categorico.


Io, temendo multe da capogiro, mi lancio con una velocità che metterebbe i record di Bolt in discussione presso il primo tabacchino disponibile, afferro due mascherine FFP2 pagandole uno sproposito e corro verso il treno che, beffardo, sta lentamente lasciando la stazione.
Per fortuna Viola è scesa.
Mi sento un coglione e un senso di frustrazione mi scuote da dentro.
Il prossimo treno è due ore dopo.

Fortunatamente poco distante è presente una stazione dei bus da cui partono mezzi in continuo per Taormina.
Compriamo due ticket, 5 euro l’uno, e mezz’ora dopo siamo a destinazione.

I Giardini Naxos, Via Umberto I, il Piazzale IX Aprile, la villa Comunale e, ovviamente il Teatro Greco sono tappe obbligatorie. E’ la prima domenica del mese e in Sicilia i musei sono gratuiti: una piccola luce in due giorni sfigatissimi.

Per il resto il mio pensiero continua a dirigersi verso il domani, interrogandosi sul cosa fare senza la macchina in un giro che non può farne a meno.

Seguendo le indicazioni di una cameriera che ci spiega come assaporare la brioscia con la granita, scendiamo verso il mare facendoci un primo mesto bagno.

L’acqua non è particolarmente limpida e la spiaggia nulla di eclatante, ma sono riuscito a contattare un altro autonoleggio che dovrebbe darci una macchina per i successivi tre giorni.


La sera la passiamo per il brulicante centro di Catania, mangiando -da Scirocco- pesce fritto, arancini e facendo congetture sul giorno seguente.


5 Settembre. Rotolando verso sud…Siracusa e Noto

Il primo pensiero della giornata è rivolto alla macchina: non sono ancora le otto quando telefono all’autonoleggio Salici, che ci manda un ragazzo, automontato, che ci porta presso la sede a firmare i documenti necessari per il noleggio, tre giorni 150 euro.

Nessuna assicurazione che non sia la Rc e tanta paura di prendere un’altra fregatura.
Alle dieci di mattina sfrecciamo felici sulla Chevrolet Aveo diretti verso Siracusa

Che la revisione fosse scaduta e un faro bruciato ancora non lo sapevamo.


Di quella che fu una delle più importanti città della Magna Gracia visitiamo solo l’isola di Ortigia, bianca e super turistica.

Nonostante sia settembre il sole picchia forte sulle nostre teste e fatichiamo non poco a girarla tutta: entriamo nel Castello Maniace, una toccata alla fontana Aretusa, una sbirciata al Tempio di Atena conservato nella Cattedrale cittadina, i soliti due arancini e proviamo la granita alla ricotta, specialità del luogo.

Dopo pranzo vogliamo rinfrescarci un pochino: ci dirigiamo al Parco Naturale del Plemmiro, dove troviamo una bella insenatura in cui fare il bagno in solitaria. Siamo talmente in solitaria che a un certo punto ci sorge il dubbio di essere in un’area protetta, per cui sbaracchiamo tutto e ci spostiamo.

Riesco ad evitare una multa per divieto di sosta, e l’umore della truppa pare in risalita.

Quando la temperatura si fa più tenue puntiamo verso  I “I Fiori di Noto , “glamping” immerso nella natura con deliziosi alberi da frutta e tendine super attrezzate.

La sera la passiamo nella vicina Noto, capitale del barocco. Giriamo qualche via del centro, percorrendo specialmente Corso Vittorio Emanuele, su cui si affaccia la Cattedrale, Palazzo Ducezio, la Chiesa di Santa Chiara e altri gioiellini architettonici.
Mangiamo del “Pane cunzato” con specialità locali e ci lasciamo trasportare nella calda movida siciliana.


6 settembre. Continua l'esplorazione della parte Sud Orientale dell'Isola

Oggi il menù prevede la Riserva di Vendicari, l’isola di Capo Passero, Capo delle Correnti, e Marzamemi.
Un po’ troppo, pure per degli sfacchinatori come noi.

Ci alziamo di buon’ora, tappa in un supermercatino poco distante dove facciamo alla bell’è meglio dei panini, e, alle 10.00 siamo nel parcheggio della Tonnara (costo di 5 euro al giorno con bottiglia di acqua in omaggio.) 

L’ingresso, il cui costo intero è di 3,5 euro, dà la possibilità a Viola di tirare fuori una vecchia tessera universitaria che le permette di risparmiare ben due euro.

Dopo poche centinaia di metri, passando per un interessante punto di birdwatching, si giunge sul sentiero, che per 15 chilometri si dipana lungo la costa. 

Prima visitiamo la vicina tonnara, facendo un bagno sugli scogli circostanti, poi puntiamo la Spiaggia di Calamosche, la baia più turistica e bellina della Riserva.

Dalla Tonnara sono quattro chilometri di camminata tutta sudore e paesaggi magnifici.

Al nostro arrivo la spiaggia è già decisamente brulicante di persone, ci ritagliamo un angolino sotto i raggi del sole e alterniamo rapidi bagni ad altrettanto rapidi spuntini.

Alle tre decidiamo di averne a basta,e con una forza d’animo non indifferente ci rimettiamo in marcia, raggiungiamo il parcheggio e viriamo verso l’Isola di Capo Passero, a pochi chilometri dalla Riserva.

Siamo terribilmente indietro sulla tabella di marcia, quindi ci limitiamo a fare un veloce giro per quella che prometteva essere una bellissima località in cui passare svariate ore di relax.

I rimpianti aumentano quando arriviamo di fronte all’Isola delle Correnti, il punto più a sud della Sicilia, chiamato così perché è il luogo in cui si toccano Mar Ionio e Mar Mediterraneo.

Una statua di Cristo ci ricorda dove siamo, ed è un peccato dedicare così poco tempo in una località tanto affascinante.

A Marzamemi ci arriviamo per il tramonto.
E’ un delizioso villaggio di ex pescatori divenuto celebre grazie al fatto di avere luoghi molto "instagrammabili". 

Da ciò frotte di turisti pronti a immortalare qualsiasi cosa animata e non presente in quelle poche centinaia di metri quadrati.

Da ciò negozietti che vendono cose che, al di fuori di suddetta località, si trovano alla metà del prezzo.

Ma non possiamo fare troppo i critici, visto che facciamo parte anche noi a pieno titolo di quella massa di soggetti all’ostinata ricerca dello scatto perfetto.

Assaggiamo un coppo di pesce fritto e del pane e panelle in una via centrale, sorseggiamo una birra locale, in giro Birkenstock, polo griffate, e lucine che agghindano locali occupati da persone benestanti.

 


7 settembre. Ultimo giorno…a Ragusa?

Il giorno della verità.

Inutile dirlo, se la vacanza si trasformerà in totale fiasco o potrà spiegare finalmente le vele, questo dipende tutto da oggi.

I signori dell’autonoleggio AutoPrime ci daranno la tanto agognata auto o saranno così meschini da farci attendere ore sul piazzale della Stazione Centrale di Catania lasciando morire pian piano le nostre speranze? 

Poichè l’appuntamento è alle 14.00, facciamo in tempo a visitare Ragusa: devo ammetterlo, l’avevo sottovalutata.

Inerpicata tra i Monti Iblei, Ragusa è un gioiello faticoso da scalare ma assolutamente imperdibile.

La parte più turistica e quella su cui ci soffermiamo è Ragusa Ibla: i giardini sono deliziosi, così come il Duomo di San Giorgio, la Chiesa di Santa Maria dell’Itria e le centinaia di scale che si arrampicano per tutta la cittadina antica.
D’obbligo puntare alla Chiesa Santa Maria delle Scale, poco distante vi è il “Mirador” da cui apprezzare tutta Ragusa Ibla.


L’orologio è spietato, e corre inesorabile.
E’ la mezza, e noi alle 14.00 abbiamo un certo appuntamento a Catania.
Sfrecciamo senza problemi per un centinaio di chilometri sulle superstrade siciliane fino a giungere alla Stazione: all’ora stabilita siamo lì, in nervosa attesa.

Dal centralino dell'autonoleggio ci è stato detto che sarebbe arrivata una Grande Punto, tanto basta per farci sobbalzare ogni volta che vediamo un veicolo di quel modello imboccare il parcheggio della stazione, lasciandoci amareggiati ogni volta che ci rendiamo conto non essere per noi.

Alle 14.30, nel bel mezzo di una crisi isterica, vediamo in lontananza una Grande Punto nera arrestare la sua marcia, e, contemporaneamente, sento il mio cellulare vibrare nella tasca.
Ci siamo! penso con un moto di sollievo mentre ci avviciniamo al tipo che, velocemente, ci lascia il veicolo. E’ un carcassone da 170.000 km ma pare funzionare, rifletto mentre a bordo dell’Aveo scorto Viola per tutta Catania fino all'altro autonoleggio dove lasciamo la macchina che sto guidando e che ci ha parato il cul* per i precedenti tre giorni.

Ormai sono le 16 quando lasciamo Catania; decidiamo di dirigerci direttamente verso Roccazzella Manfria, frazione di Gela: secondo la tabella di marcia oggi avremmo dovuto visitare Modica e Scicli, oltre a Ragusa, ma il contrattempo macchina ha inevitabilmente modificato i piani. 

In quel momento, tuttavia, non c’è spazio per l’amarezza; siamo felici per il pericolo scampato, e ci dirigiamo allegri verso la nostra casetta sul mare.

La sensazione che la vacanza abbia avuto un punto di svolta è netta quando spalanchiamo la porta d’ingresso e ci troviamo in un appartamento (qui il link booking) molto accogliente, dotato di tutte le comodità, a zero metri dal mare e, ciliegina sulla torta, comprensivo di un’esclusiva terrazzina con vista mare.
Organizziamo una cenetta con antipastini locali, tagliatelle ai funghi e birra ghiacciata.

Il bagno di mezzanotte salta solo perchè siamo troppo pigri e/o vecchi per farlo.


8 settembre. La Scala dei Turchi e la Valle dei Templi.

La mattinata è dedicata al mare: quando ci ricapita di avere a disposizione un appartamento che affaccia direttamente sulla spiaggia?

A mezzogiorno però raccogliamo tutti i nostri averi e, con non poca malinconia, ci dirigiamo verso Agrigento, a un’oretta di strada.

Le ore calde siamo intenzionati a passarle alla Scala dei Turchi, mentre in seguito il tramonto è disegnato apposta per passarlo alla Valle dei Templ.

Il parcheggio per la Scala dei Turchi è a pagamento, inutile cercare soluzioni di fantasia, e alla celebre falesia di marna bianca (cito wiki) ci si arriva camminando per qualche centinaio di metri sul bagnasciuga.
L’acqua è molto calda, lei -la Scala- iconica e riflettente sfida i bagnanti che, muniti di cellulare, provano a inquadrarla al meglio mettendo a repentaglio l’incolumità dei propri dispositivi elettronici.
Ci godiamo qualche ora di relax, il fondale è basso e irto di rocce, fortuna che abbiamo le scarpette adatte.

Riusciamo a fare una veloce doccia e alle 17.30 molliamo l’auto nel parcheggio della Valle dei Templi: l’ingresso costa 10 euro e ce ne aggiungiamo 5 a testa per l’audioguida.

Siamo tanto affascinati quanto ignoranti su quei magnifici resti e ciò che riguarda lo sviluppo di Akragas, vale la pena approfondire.

Non c’è molto da aggiungere sulla maestosità dei templi lì conservati, quello di Giunone e quello della Concordia in special modo; l’unica pecca è il tramonto, che sulla carta prometteva di essere estremamente suggestivo, mentre quel giorno il sole cala come un sasso nell’acqua.



9 settembre. Alla scoperta del West: Selinunte e Mazara!

Colti dalla sindrome di Indiana Jones, dalla tenda del nostro glamping (Agrisicilia *), decidiamo che quello della Valle dei Templi non può e non deve essere l’unico sito archeologico visitato, e che sarebbe un peccato ignorare Selinunte che si trova a pochi chilometri da noi.
La mattinata, quindi, la spendiamo nel parco archeologico di Selinunte: esteso e meno battuto dai turisti, personalmente mi ha affascinato maggiormente rispetto al precedente e più celebre..

Il problema, che poi è una peculiarità positiva, è che il sito si estende in un‘area enorme, decine di chilometri, percorribili a piedi solo se si ha nient’altro in programma per la giornata. Diversamente va prenotato l’uso del trenino, che costa 6 euro e porta a 14 il totale dell’esperienza.


Sfrecciare tra quelle stradine incontaminate nella macchia mediterranea resta una delle cose più rilassanti del viaggio, l’Acropoli che si affaccia sul mare è uno spettacolo raro, e i Templi all’ingresso, nominati poco romanticamente E,F,G, sono maestosi.

Ancora una volta rimpiangiamo il poco tempo a disposizione!

.

A Mazara del Vallo c’è la Casbah, quartiere a forti tinte musulmane, dovute alla massiccia presenza di arabi e alla storia che lega questa città al periodo “moro”; affascinante e misteriosa con i suoi cunicoli, le strette vie, il senso di degrado e le piastrelle colorate che richiamano continuamente l’inclusività. E’ sicuramente un posto particolare ma io, che ho già apprezzato luoghi analoghi in Marocco, continuo  a preferire gli “originali”.

Ciò che non lascia indifferenti di Mazara del Vallo è Piazza della Repubblica, con le sue alte palme, e lo stile arabeggiante: su questa piazza di affacciano il Palazzo Vescovile, la Cattedrale e il Museo Diocesano.

Facciamo ancora qualche passo nella cittadina,ci gustiamo un pranzetto sotto l’arco di Costantino (lei un gelato con brioscia,io kebab, tipico del posto ;) , e poi ci mettiamo alla ricerca di una spiaggia dove abbronzarci un po’.

Scegliamo un po’ a caso la Spiaggia delle Tre Fontane: ampia, sabbiosa, scarna di gente ma il mare non ci soddisfa granchè. Poco pulito.
Non è come la Corsica, sospira delusa Viola.
Io, che sto apprezzando molto la Sicilia, non posso che accodarmi: per ora a livello di mare non abbiamo visto il paradiso.


*menzione speciale per la colazione a buffet, semplicemente spaziale!


10 settembre.Sale e cassate, Trapani e Erice.

Nuovo giorno, nuovo spostamento, questa volta si vira a Nord, direzione Palermo.
Prima di concludere la vacanza abbiamo ancora parecchie cose da vedere e una tappa di due giorni a Castellammare del Golfo, cittadina piuttosto vivace in una posizione strategica.

In mattinata facciamo un passaggio presso le celebri Saline di Trapani: scegliamo quelle di Nubia, nelle quali c’è la possibilità di visitare il Museo del Sale al costo 4 euro, o di fare una visita più completa che include anche un giro tra le vasche di saline (12 euro).
Scegliamo la prima opzione; la guida, estremamente simpatica, ci prende per mano facendoci scoprire un lavoro tanto particolare quanto faticoso. 

Il panorama, una volta usciti dal museo, è incantevole, e branchi di fenicotteri rosa si alternano alle montagnole bianche di sale.

A mezzogiorno giriamo la macchina verso Trapani: volevamo andare direttamente a Erice, ma una manifestazione sportiva occlude il transito ai veicoli. 

Poco male, anzi, è l’occasione propizia per prendere la funivia che in circa dieci minuti ci porta dalla città a Erice, costruita sull’omonimo monte, dal quale il panorama è mozzafiato.

Oltre alla suddetta vista, che si estende su tutta Trapani e le terre e i mari circostanti, incluso il singolare Monte Cofano, c’è da apprezzare il Castello di Venere, il Duomo e La Torre di re Federico, i Giardini del Balio, le Mura Ciclopiche e…la pasticceria!
Le Genovesi ericine hanno il cuore di crema e sono tipiche,ma noi apprezziamo particolarmente le cassatine alla ricotta della Antica Pasticceria del Convento.

Gironzoliamo un po’ per le strette e lastricate vie di Erice, e quando decidiamo che ne abbiamo a sufficienza, prendiamo la macchina e puntiamo verso Macari, dove ci fermiamo nella Spiaggia dell’Isuledda, tutta rocce e acqua limpida, troviamo un pò di tranquillità e rocce da cui tuffarsi.
Sempre da quelle parti ci sarebbero anche la Spiaggia del Bue Marino e le Scogliere di Macari, ma visto che ci troviamo bene là, non ci spostiamo.

Verso il tramonto giungiamo finalmente a Castellammare del Golfo, dove ci fermiamo a dormire presso i Glicini, una serie di appartamenti forniti di ogni comodità e piuttosto carini



11 settembre. Riserva dello Zingaro. Siamo in Paradiso?

Giornata dedicata in toto alla Riserva dello Zingaro, giustamente mi viene da aggiungere..

La riserva Orientata dello Zingaro si sviluppa per oltre 1600 ettari sulla costa nord occidentale tra Castellammare del Golfo e San Vito lo Capo.
La si può percorrere in tre modi: il sentiero costiero, quello di Mezza Costa e il Percorso alto.

L’ultimo è lungo circa 17 km ed è adatto per chi ama fare trekking.


Il percorso costiero, quello che va per la maggiore e che scegliamo noi, si snoda per sette chilometri- solo andata- lungo il mare, e lo si compie in circa due ore. 

A pochi chilometri di distanza tra loro si alternano sette calette in cui è possibile- direi obbligatorio- fare il bagno, oltre che cinque piccoli musei, gratuiti, inerenti alle attività locali: noi ci soffermiamo in quello dell’intreccio e quello delle attività marittime.

All’ingresso- il cui costo è di 5 euro-  la guardiola ci una mappa del sito: l’eden più o meno me lo immagino così.


Se possibile entrate alla Riserva la mattina presto, quando le spiagge sono incontaminate, l’acqua è trasparente e con una maschera da sub sarà facilissimo vedere banchi di pesci muoversi indisturbati e nuotare con loro.

La distanza tra le varie calette è minima, sul percorso si trovano tavoli e aree attrezzate, e a metà tragitto è possibile osservare anche una maestosa grotta, abitata in epoca preistorica.

La bellezza delle calette sta nel fatto che ciascuna è unica e si contraddistingue per qualche caratteristica specifica: personalmente ho apprezzato molto quella della Marinella, in cui una scalinata solca le rocce scoscese sul mare e finisce direttamente in acqua: per entrarvi non c’è altra soluzione che tuffarsi dalle rocce. Un’arcata è il punto ideale da cui provare a fare acrobazie e con qualche bracciata si giunge a una spiaggetta scavata in una grotta.

Viola ha votato Cala dell’Uzzo come preferita, mentre quella della Tonnarella, anch’essa deliziosa, paga il fatto di trovarsi a poche centinaia di metri dall’ingresso, con l’afflusso di persone che ne consegue.

Per la cronaca, non arriviamo fino in fondo alla Riserva ma ci fermiamo alla Cala Beretta: il caldo è pressante e, arrivati a questo punto della vacanza, condividiamo l’idea di rilassarci un po’ al fresco.

Una volta calato il sole, facciamo una tappa a San Vito Lo capo. Che è turistica.
Tanto turistica…

Troppo turistica!

Fiumi di persone ovunque, stabilimenti balneari gremiti, parcheggi in terza fila, bancarelle con cianfrusaglie, localini e musica pompata ovunque. Una specie di Rimini, con il mare più bello immagino.

Restiamo un paio d’ore scarse, il tempo di prendere l’ennesima granita, poi giriamo i tacchi verso Castellammare del Golfo.
La sera facciamo quattro passi per questa località marittima, ci lasciamo sorprendere dalla vitalità e dall’energia presente nei vicoli e intorno al castello cittadino.


12 settembre. A Scopello qualcosa non torna.

La riconsegna della macchina è programmata per le 18, e l’intenzione è quella di sfruttarla ancora un pochino prima di rientrare a Palermo.
La mattina decidiamo di passarla presso la celebre Tonnara di Scopello, che ci delude assai.
La Tonnara, infatti, è gestita da una società privata e l’ingresso costa ben 15 euro!

Ce ne rendiamo conto solo una volta che siamo in coda e abbiamo pagato il parcheggio (10 euro tariffa giornaliera).  Inoltre ci convinciamo a vicenda- ma se c’è tutta questa gente disposta a fare la coda, pagando un ingresso salato e, rischiando di rimanere fuori- la capienza massima è di 250 persone- magari ne vale assolutamente la pena!.

Invece Ni… Cioè, la vista è magnifica, il mare limpido e i faraglioni iconici, però veniamo fatti accomodare ciascuno su una serie di sdraio, messe in fila una accanto all’altra, sotto a dei tendoni che riparano dal sole, in una situazione un filo troppo “chic”. Viola dice che le sembra di essere al cinema, io provo a farmi piacere la location, ma sono un po’ deluso.
Il bar è poco fornito e molto costoso, e l’interessantissima visita alla tonnara- in cui non si possono fare foto poiché parzialmente usata come albergo- risolleva solo parzialmente il giudizio sull’esperienza.

Mangiamo qualche rimasuglio delle spese precedenti nel parcheggio (*nella Tonnara non si può entrare con cibo proprio!) e verso le 16.00 ci mettiamo in marcia verso il capoluogo siciliano. Uno sguardo alla stele che caratterizza l’uscita di Capaci, e ci troviamo a guidare nel “disciplinatissimo” traffico palermitano.

Riusciamo a evitare la Ztl e trovare un parcheggio di fantasia, facciamo check-in in quello che è un elegante appartamento nel cuore della città (Al Teatro Biondo), in via Bari, andiamo alla stazione a lasciare la macchina.
Evito di scrivere delle corse fatte per Palermo quando i tizi a cui dovevamo consegnare l’auto mi hanno chiesto il contratto precedentemente firmato a Catania, e di cui non avevo la minima idea di dove fosse finito.
So solo che alla fine era… ancora nell’auto!

Alleggeriti dall’aver restituito il veicolo, passiamo la serata alla Vucciria, quartiere verace di Palermo, dove assaggiamo, oltre ai soliti piatti, il celebre panino ca meuza, il mio ingerito a forza, quello di Viola finito in qualche bidone da quelle parti.

Palermo è vivace e affascinante, e iniziamo a percorrerla superficialmente prima che la stanchezza prenda il sopravvento.



13 settembre. A Palermo c’è molto da vedere ma le pile sono scariche.

Ultimo giorno siciliano, dedicato interamente a Palermo.

Partiamo dai mercati, quello di Capo e quello di Ballarò, ricchi di bancarelle, rumorosi, cui ogni passo si respira un odore differente. Imperdibili.
Sono quelli i momenti in cui rimpiangi di avere un solo stomaco.

Facciamo il giro intorno alla Cattedrale, imponente e mediterranea, il Teatro Massimo, poi puntiamo il Palazzo dei Normanni e la Cappella Palatina. Siamo indecisi se entrare, sicuramente ne varrebbe la pena, ma il tempo è poco, e preferiamo goderci le ultime ore di sole in città all’aperto.

Ammiriamo i Quattro Canti, piazzetta in cui si incrociano Via Maqueda e Via Vittorio Emanuele,  e la statua Pretoria.

Entriamo nella Chiesa di Santa Caterina, in cui vi è un delizioso chiostro e, a lato, una pasticceria in cui fanno bellissimi dolci con la pasta di mandorle a forma di frutta. 

La storia che c’è dietro è molto simpatica, e per questo evito di rovinarla.

Pagando tre euro c’è la possibilità di salire sulla terrazza da cui ammirare Palermo: imperdibile!


Ci allunghiamo un po’ verso il mare, diamo uno sguardo al murales di Falcone e Borsellino, e una passante ci suggerisce di fare un salto alla Chiesa dello Spasimo: la assecondiamo finendo in un luogo affascinante e distante dalle rotte turistiche.

La stanchezza dei giorni passati si fa sentire, e a una certa ora ci scopriamo a gironzolare senza una meta per le vie della città. Facciamo un po’ di shopping comprando qualche spezia e due magliette con sopra la cartina della Sicilia.


Verso le 18.00 rientriamo in appartamento, una doccia, e via verso l’ultima serata, che sarà caratterizzata dalle solite arancine, birre locali e un ultimo cannolo alla ricotta.

Nonostante tutte le difficoltà, specie iniziali, la vacanza è filata via bene, siamo contenti e stanchi: sicuramente ci vorrà tempo per assimilare tutto quanto vissuto e a me viene mal di testa all’idea di scrivere di tante avventure per un blog che leggeranno nemmeno i miei genitori.


Il giorno dopo prendiamo il pullman privato della ditta Prestia e Comandè, che in mezz'oretta ci porta all’aeroporto Borsellino e Falcone. 

Si torna alla vita di sempre, e un’arietta fresca ci avvisa di essere nuovamente a Torino, ricordandoci che tra una settimana inizia l’autunno.